Ricca religiosità popolare

da "La vita del popolo" del 27 Luglio 2008
inserto speciale "Luoghi dello spirito" del numero 30

Sarà pure caratterizzata da fervida fantasia, da grande creatività, ma nessuno può dubitare della sua genuinità. La religiosità popolare è vissuta sì col cuore, ma si traduce in riti antichi, in tradizioni, spesso al limite della superstizione, frutto di una cultura orale mai codificata, patrimonio di avi remoti, perciò "sacra". Si risolve in "pillole di saggezza", in proverbi, in modi di dire che decifrano eventi e orientano l'agire.
Con "Santi Montanari", edizioni Biblioteca dell'Immagine, Fausto Pajar lascia le colonne del "Gazzettino" per trasferirsi al fresco delle verdi vallate alpine, nei sentieri che s'addentrano nei boschi che conoscono il linguaggio del vento o quello impalpabile della neve, sulle rive di ruscelli dall'acqua limpida, monotona eppur giuliva, nei tanti villaggi alpini abbarbicati su architetture disegnate dal tempo e dalle stagioni. Un itinerario, una ricerca che non possono essere letti come dettati unicamente dalla curiosità, pur interessante, di ricostruire stili di vita e credenze popolari, né dalla semplice constatazione che "non c'è villaggio alpino, per minuscolo che sia, che non abbia la sua chiesa e sparse, anche nei boschi più appartati e remoti, cappelline ed edicole votive dedicate a santi spesso sconosciuti".
Del lavoro di Pajar va piuttosto apprezzata la felice sintesi di elementi reciprocamente armonizzati, sino a diventare quasi interdipendenti.
La sua galleria di santi - alcuni noti alla pietà popolare, altri semisconosciuti o ignorati - diventa quasi funzionale alla ricostruzione di credenze popolari ormai radicate e per fortuna ancora vive nelle valli alpine così care all'autore. Si salda perfettamente con un ambiente dal fascino irripetibile, con un mondo dove tutto ancora sa di antico, di profumi e sapori purtroppo da molti ignorati, di semplicità di vita legata a valori forti, sempre all'interno di "una dimensione del sacro coltivato spesso con semplicità ma sempre con profonda adesione interiore ed anche informale". I santi che Pajar ci presenta diventano improvvisamente familiari e amati e si propongono come paradigma ed esempio.
L'autore ne evidenzia la caratteristica che li connota. Poco importa che si chiamino Antonio Abate o Romedio, Martino o Giovanni Gualberto, Biagio o Notburga.... La loro vita è stata scandita dalla carità e dalla preghiera, oltre che dalla promozione incarnando pienamente il messaggio evangelico. Per riscoprirli in quelle montagne dove il finito sembra protendersi con più slancio verso l'alto.

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