Quarant'anni de “El Sil”, il periodico del Circolo Amissi de la poesia di Treviso










Tratto da il Corriere del Veneto del 13 luglio 2011

Nel luglio di 40 anni fa, era il 1971, usciva il primo numero della rivista mensile intitolata “Notissiario dei Amissi de la poesia de la Marca- Treviso” che poi prenderà il nome de “El Sil”, e che continua tuttora le sue pubblicazioni facendo conoscere l'attività del circolo e la produzione di 140 poeti iscritti, dei 221 che costituiscono la totalità dei poeti dall'origine ad oggi. Formato A4, carta patinata, diffuso in mille copie di cui 400 per abbonamento e 600 indirizzate alle biblioteche e agli organi istituzionali, è oggi diretto da Adriano Gionco, 77 anni, che è anche il presidente del Circolo, ed è curato dalla pittrice e poetessa Bruna Brazzalotto con il ruolo di direttore di redazione per coordinare i redattori Alberto Albanese jr., Pietro Bernardin, Giustina Menegazzi Barcati, Rygier Segna Silvestrini, Michele Tonus, Gianna Tenuta Pilon, Ferruccio Zanin, Maria Pia Pietrobon, Andrea Turcato, e il tesoriere Renzo Schiavinato.

Gionco è un personaggio ben noto del panorama industriale e culturale veneto per essere un imprenditore del settore legno, già sindaco di Spresiano, vicepresidente dell'Associazione industriali di Treviso e autore di quaranta libri tra poesie e racconti. I fondatori del periodico mensile dei poeti, che esce in quattro e talvolta sei pagine, sono stati gli indimenticabili Alberto Albanese e Andrea Cason che furono anche i primi due presidenti del Circolo che periodicamente organizza incontri culturali, letture poetiche e presentazione di libri.

La molteplice attività e la partecipazione (sempre più di sessanta persone presenti alle iniziative) tenderebbero a smentire le valutazioni correnti e le analisi che vorrebbero l'avvenuta morte della poesia in quanto tale, sopraffatta da meccanismi comunicazione di massa legata alla rete. Sta di fatto che gli incontri hanno notevole richiamo e particolare successo anche perché attorno alla rivista si raccolgono non solo i poeti trevigiani, che sono la maggioranza, ma vengono ospitati anche autori delle Tre Venezie nella rubrica intitolata appunto “Musa triveneta” e anche autori in lingua italiana.

Pur con queste eccezioni, la finalità specifica de “El Sil” resta quella originaria voluta da Andrea Cason: “Diffondere la poesia dialettale mantenendo vive le peculiarità del dialetto trevigiano, ma anche delle altre parlate venete, favorendone il capillare utilizzo nella vita quotidiana e nei testi scritti”. E infatti a questo progetto quarantennale hanno collaborato o collaborano personalità del calibro di Biagio Marin, Marcello Cocchetto, Italo Meneghetti (primo stampatore del mensile dei poeti), Bruno Marton (che è subentrato nella stampa), Dino De Poli (che ha dato sempre ospitalità al Circolo) e poi Cafè Nero (alias Gino Tomaselli) Alberto Albanese jr., Bruna Brazzalotto, Emilio Gallina, Adriana Scarpa, Rina Dal Zilio, Aurora Fiorotto, Nico Della Colletta, Toni Basso, Luigi Tavi (Bl), Wanda Girardi Castellani (Vr), Luciano Bonvento (Ro), Chechi Zorzi (Ve), Gino Pastega (Ve), Giorgio Garatti (Tv), Emanuele Bellò (Tv), Simon Benetton (Tv), Lucio Favaron (Pd), Leandro Ferracin (Tv), Giacomo Dal Maistro (Pd), Renzo Ceccotti (Ud), Nico Bertoncello (Vi), Grazia Binelli (Tn), Maurizio Boscolo Menguolo (Ve), Giovanni Carretta (Pn), Wanda Casellato (Tv), Enzo Demattè (Tv), Gian Domenico Mazzoccato (Tv), Francesco Smeazzetto (Tv) e molti altri.

Le tematiche affrontate dai poeti sono quelle spesso intimiste e liriche, ma anche di impegno sociale e culturale e religioso. “Per il quarantennale – precisa il presidente Adriano Gionco – abbiamo indetto un concorso sul tema 'La poesia', tema di cui si parla tanto, tema che non vuole essere meramente celebrativo ma strumento di vita e di pensiero . La premiazione avverrà il 17 settembre prossimo nell'auditorium del complesso museale trevigiano di Santa Caterina in concomitanza con la mostra degli artisti dell'Accademia europea delle arti”.


Fausto Pajar









Segnalo a tutti Voi gli appuntamenti musicali del Festival Concertistico Regionale - IV Edizione

organizzato dalla Associazione SonoraMente, dal 25 luglio al 12 agosto 2011.

Vi invito cortesemente ad aprire gli allegati con i vari programmi.

Spero vogliate estendere l'invito ad amici e conoscenti.


DIES ACADEMICUS

di Fausto Pajar


Scambio di studenti e docenti con riconoscimento dei crediti formativi. Tra la Facoltà teologica del Triveneto e l'Università degli studi di Padova è stata firmata una storica convenzione durante il dies academicus della facoltà teologica, presso la sede di Padova. Il Patriarca, Angelo Scola, Gran cancelliere della Facoltà e il Magnifico rettore dell'Ateneo patavino professor Giuseppe Zaccaria hanno apposto le firme alla presenza di docenti e studenti. L'iniziativa ha ottenuto l'approvazione incondizionata del ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini che ha scritto: “La volontà di collaborare in progetti di formazione e di ricerca, dimostra la vitalità delle vostre Università e la sensibilità nel cogliere il desiderio sempre più manifesto, soprattutto tra i giovani, per la ricerca di una nuova unità del 'sapere'. Il mio apprezzamento si estende in modo particolare alla prima iniziativa frutto della Convenzione, il ciclo di conferenze di aggiornamento scientifico-culturale 'Se guardo il tuo cielo...- per un dialogo tra scienza e fede oggi' dedicato agli insegnanti di scienze e di religione delle scuole della Regione Veneto. Il successo dell'iniziativa dimostra da un lato l'attualità della tematica affrontata e dall'altro l'impegno e la volontà di aggiornamento degli insegnanti della scuola pubblica, con cui vivamente mi compiaccio”.

Analogo l'apprezzamento dal presidente del Pontificio Consiglio della cultura, cardinale Gianfranco Ravasi: “Guardo con particolare interesse la lodevole iniziativa che ha portato queste due istituzioni a formalizzare un accordo per realizzare attività accademiche e altri eventi aperti al pubblico che coinvolgerà docenti e studenti, aprendosi allo stesso tempo ad uno scambio e a un dialogo con l'esterno. In questo modo si ricostituisce idealmente della 'Universitas Studiorum' che è all'origine dell'idea stessa di università e la teologia viene reintegrata nell'alveo universitario da cui era stata allontanata. In effetti, l'università, pur nella necessaria specializzazione, deve puntare sempre a non perdere di vista l'orizzonte dell'unità dei saperi, in vista della formazione integrale dell'uomo. Vi è il rischio per tutti di perdersi nella marea di informazioni e di nozioni comunemente ricevute o di chiudersi in un ristretto ambito disciplinare che può diventare facilmente una nicchia dorata, ma angusta e isolata, , che rende impossibile comprendere non solo le discipline ma soprattutto le grandi domande dell'esistenza e, talvolta, persino l'altro nella sua identità e nella sua libertà concrete”. Ravasi ha concluso: “La fede,ricordava Giovanni Paolo II, nel suo vincolo con l'uomo, è creatrice di cultura, e sorgente di ispirazione e di creazione ad esprimere la fede in modo sublime, illuminando e rispecchiando il mistero ineffabile della fede nella sua bellezza e profondità infinita”. Dal canto suo, il Governatore del Veneto, Luca Zaia ha voluto sottolineare come la giornata sia “importante per i giovani studenti che decidono di intraprendere questo percorso di studi, in un territorio dove i valori cattolici sono fortemente radicati e fanno parte dell'identità dei veneti. E nello Statuto regionale che stiamo realizzando – ha aggiunto Zaia – ho voluto che ci fosse un preciso riferimento alle radici cristiane. La valorizzazione e la tutela della nostra matrice religiosa è un aspetto a cui tengo particolarmente, come testimonia il dialogo constante con il Patriarca Angelo Scola, che ho avuto l'onore di avere come ospite, pochi mesi fa, nella sede del parlamento regionale, ovvero a palazzo Ferro-Fini. Negli anni, inoltre, questa Regione ha sempre dimostrato la propria vicinanza e il proprio sostegno a questa Facoltà e alla Conferenza episcopale del Triveneto. Sul piano personale, i valori cristiani costituiscono per me un punto di riferimento nelle scelte di governo, ma soprattutto sono, da sempre, i principi guida della condotta nella mia vita privata”.

Il Preside della Facoltà teologica del Triveneto, professor don Andrea Toniolo, ha relazionato sulla vita Accademica evidenziando, in particolare, una costante crescita nelle iscrizioni ai corsi. “La teologia, che conosce in questo nostro territorio una tradizione secolare, sta assumento – da detto – una connotazione particolare, possiamo dire anche nuova. Innanzitutto non è più la teologia fatta dentro i Seminari e per il clero, ma una teologia, che è disponibile per tutti, grazie anche alla riforma degli Istituti superiori di Scienze Religiose (Issr). Dei 2482 iscritti (+93 rispetto al 2010) in questo anno accademico, quasi duemila sono laici. Le molte sollecitazioni che vengono esplicitamente alla Facoltà Teologica dal mondo della cultura, dell'Università, della pastorale, della scuola, dell'economia, della società, stanno delineando un volto di teologia che presenta due tratti: quello pratico, riferito all'esperienza, e quello scientifico, riferito alla vita universitaria. Si tratta in fondo dei due campi di significato che costituiscono la teologia, anche se spesso in tensione”.

Particolarmente rilevante l'intervento del Gran Cancelliere, il Patriarca Scola.

“Quaedam impressio divinae scientiae: nella sua geniale sintesi, la classica definizione di S. Tommaso d'Aquino, ci ricorda una caratteristica propria della teologia. La singolare modalità con cui il Signore ha voluto renderci, per grazia, in certo modo partecipi del Suo stesso conoscere, implica infatti che l'intelligenza della fede non sia un privilegio accordato a una cerchia ristretta di credenti, ma appartenga all'atto di fede in quanto tale. La testimonianza dei cristiani non può dunque mai fare a meno di mostrare al mondo intero 'le ragioni della propria speranza' (cfr 1Pt 3,15). Queste però possono da noi essere comunicate solo perché Dio ha fatto abitare in Gesù Cristo, il Verbo che per amore si è 'abbreviato', ogni pienezza (cfr Col 1,19). E lo Spirito di Verità -che è lo Spirito del Figlio di Dio incarnato- consente alla nostra natura finita l'accesso alla 'Teo-logica (cfr H.U. Von Balthasar, Teologica 3. Lo spirito della Verità). Il dono di questa vertiginosa connaturalità tra il nostro conoscere e il conoscere divino impone per altro di sgravare il cristianesimo da zavorre che ancora ne condizionano la credibilità. Penso innanzitutto all'indebito estrinsecismo tra fede e ragione e tra natura e grazia, sulla base del quale si finisce per ammettere una tanto infondata quanto pretestuosa esclusione della religione, e quindi della teologia, dal dibattito pubblico. Ma mi riferisco anche all'equivoco dualismo tra teologia e pastorale, quasi che la fede pensate e la fede vissuta potessero sussistere indipendente l'una dall'altra. A questo proposito intendo ribadire l'importanza del lavoro svolto da questa Facoltà che, impegna nell'approfondimento della teologia pratica, è chiamata a mostrare il nesso inscindibile tra la riflessione sistematica e critica della fede vissuta dalla comunità ecclesiale. Solo l'annuncio di tutti i misteri cristiani nelle loro implicazioni antropologiche, sociali e cosmologiche ci aiuterà a superare la dolorosa spaccatura tra fede e vita che già Paolo VI indicava come il tarlo dei cristiani contemporanei. E' quindi l'unità dell'esperienza cristiana adeguatamente intesa a garantire la fecondità della riflessione teologica. Ed è a partire da questa visione unitaria che la teologia può rivendicare il diritto di esprimersi nella pubblica piazza, interagendo ed entrando in dialogo, a pari titolo, con le altre discipline e gli altri saperi. Anche in questo ambito la Facoltà teologica del Triveneto ha fatto una scelta precisa scommettendo con forza oltre che sul classico percorso sistematico e su quello pedagogico su percorsi accademici specifici di carattere pastorale atti ad offrire una formazione capace di preparare a nuove professioni. La logica di tale scelta, assai ardua e per molti difficile da comprendere, mi pare più che mai evidente: la complessità delle questioni che gli uomini e le donne di oggi quotidianamente affrontano, e che si rivela con particolare concretezza in alcuni ambiti lavorativi -pensiamo per esempio ai radicali cambiamenti in corso in campo medico e sanitario, o a quei settori particolarmente toccati dalla crisi economica , o ancora alle persone impegnate nell'assistenza sociale o nella mediazione interculturale- può far emergere una domanda di senso cui la mera formazione professionale non è sempre in grado di rispondere. Da qui i 'curricula' che che già taluni Issr offrono nell'ambito della bioetica, dei beni culturali e artistici, delle scienze delle comunicazioni e della famiglia e oltre. In questo orizzonte la pretesa della teologia è radicale: non si tratta di contribuire soltanto alla formazione professionale della persona, bensì di partecipare alla sua educazione integrale (paideia) offrendole un criterio per pensare e interpretare la realtà “secondo il tutto”. Scriveva a tale proposito il cardinale Newman: “Ammettete un Dio e voi introducete tra gli argomenti della vostra conoscenza, un fatto che racchiude, che avvolge, e che assorbe ogni altro fatto concepibile. Come possiamo investigare ogni parte di qualunque ordine di conoscenza, e fare a meno di quella conoscenza che entra in ogni ordine?”


“Ma la rilevanza pubblica della fede non è solo un riconoscimento che i cristiano debbano attendersi dagli altri. E' una dimensione che essi stessi sono chiamati a realizzare mostrando le buone ragioni per cui la religione può effettivamente rappresentare, come ha dichiarato Benedetto XVI in occasione del suo recente viaggio nel Regno Unito, 'un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico della nazione'. E' un'esigenza intrinseca al fatto cristiano, che chiede per sua natura di essere comunicato secondo la logica della testimonianza. Essa è però tale solo se è conoscenza adeguata della realtà che tende, pertanto, a comunicare verità. Ogni altro sapere fiorisce sul terreno fertile di questo sapere testimoniale. Tra l'altro questa è un esigenza della nostra società plurale, la cui difficile armonia dipendera, a mio avviso, dalla disponibilità di tutti i soggetti coinvolti a raccontarsi e a lasciarsi raccontare pubblicamente in vista di un riconoscimento reciproco. Il compito della teologia si fa qui decisivo, perché è anche su questo terreno che potrà essere valutata la sua capacità di incidere effettivamente sulla vita delle nostre comunità cristiane e di intercettare il desiderio dei nostri fratelli uomini, i quali inesorabilmente cercano un senso cioè un significato e una direzione, per la propria vita”. Infine monsignor Peter Henrici, gesuita e già docente di filosofia alla Pontificia Università Gregoriana ha parlato della dimensione pubblica della fede sottolineando in particolare come la teologia può e deve dire una parola chiara su temi rilevanti come bioetica ed etica economica.

FINE

Comune di Rabbi
Associazione Culturale Don Sandro Svaizer

Incontro con l'autore

Fausto Pajar

presenterà il suo libro


SANTI MONTANARI


converseranno con l'autore

don Renato Pellegrini
Emanuela Merlo Bruni



San Bernardo di Rabbi
Sala Canonica - venerdì 5 agosto 2011 - ore 20.30

Addio a Toni Righetto "re" della cucina del Sile

Tratto da "Corriere del Veneto" di mercoledì 6 luglio 2011






di Fausto Pajar

QUINTO DI TREVISO — La Marca perde un’altra personalità storica dell’enogastronomia tipica. Alle 7,30 di ieri, all’ospedale di Treviso è morto Antonio (Toni) Righetto, classe 1930. Aveva gestito in qualità di titolare, per oltre 60 anni, la storica locanda omonima di Quinto di Treviso, attiva dal 1780. Era malato da tempo. Ad assisterlo, la moglie Elda Vendramin e i figli Luigino e Giovanni. Con Toni Righetto scompare una delle figure più caratteristiche e dinamiche del panorama enogastronomico, culturale e sportivo della Marca Trevigiana. Infatti, se nella locanda manifestava tutta la sua passione per la salvaguardia e la promozione della cucina del Sile, nella cultura sosteneva con mecenatismo artisti e scrittori e nello sport si era impegnato a tal punto da diventare, tra l’altro, motore della squadra di calcio di Quinto per approdare poi al ruolo di selezionatore per la Juventus e l’Inter, all’epoca di Italo Allodi. Più volte consigliere di amministrazione dell’allora Cassa rurale di Preganziol e Santa Cristina di Quinto (oggi Centromarca Banca) era stato nominato, insieme al figlio Giovanni, cavaliere al merito della Repubblica dall’attuale presidente, Napolitano. Toni Righetto era famoso per le sue anguille, le «bisate» , che i pescatori gli portavano in grandi quantità e che lui, con cura, sistemava in due capaci cassoni di ferro forati che immergeva nelle acque del Sile, antistanti la locanda, per depurarle e ottenere così carni deliziose e profumate che poi cucinava in vari modi. Tra le sue numerose specialità va ricordato il risotto con l’anguilla «uso scampi» , un leccornia divenuta famosa e più volte oggetto di premi di grande livello nazionale e internazionale, nonché di recensioni assai positive. I funerali avranno luogo venerdì alle 10 nella chiesa parrocchiale di San Giorgio a Quinto di Treviso.
Fausto Pajar

Le tartarughe killer

tratto da "Il corriere del Veneto" di mercoledì 23 Marzo 2011

Il custode delle tartarughe killer
«Sono le più feroci del pianeta»

Vedelago, il giardino degli animali esotici. Flavio Nicoletti, 45 anni: «Accolgo anche gli esemplari sequestrati dal Corpo forestale dello Stato»

Uno degli animali che Nicoletti ha raccolto (archivio)

Uno degli animali che Nicoletti ha raccolto (archivio)

VENEZIA — E’ il custode delle tartarughe abbandonate. Gliele portano da tutta Italia. Anche quelle esotiche sequestrate dal Corpo forestale dello Stato negli aeroporti o sulle navi. Il commercio clandestino alimenta un mercato milionario. Ma quando l’animale — venduto al privato —diventa adulto e quindi ingestibile, chi l’ha comprato senza conoscenze effettive se ne sbarazza abbandonandolo in una fontana dei giardini pubblici o in un fosso. Sono queste le tartarughe che finiscono nella custodia di Flavio Nicoletti, 45 anni, moglie e due figli, a Fossalunga di Vedelago, in provincia di Treviso. «Adesso in giardino ne ho 650, naturalmente sono in riposo, ma alcune hanno già messo fuori la testa dalle tane, il caldo aiuta», spiega Nicoletti, responsabile del settore stampa allo stabilimento Europoligrafico di Paese (Treviso), ma esperto di tartarughe e fondatore con Mauro Favrin e i veterinari Fabrizio Benini, Marta Avanzi e Alessandro Bellese dell’«Associazione animali esotici (AAE)», onlus riconosciuta, che ha oltre 400 soci ed è suddivisa in diverse sezioni dedicate anche a conigli, serpenti vari, cavie e pappagalli. «Qual è, a parte l’uomo, l’animale più feroce del pianeta?» La domanda di Nicoletti è spiazzante perché stravolge i ruoli: il mio di intervistatore e il suo di intervistato. Ma lui non concede spazio: «Molti diranno il leone, la tigre o il coccodrillo. Sbagliato: la tartaruga azzannatrice e poi ci metterei anche la tartaruga alligatore».

Cioè, la tartaruga, la paciosa tartaruga simbolo di longevità e di lentezza? «Sì, proprio. Ma quello che vale nell’immaginario favolistico non risponde sempre alla realtà della vita naturale, della natura in quanto tale». E così mi accompagna in un luogo appartato del giardino di casa sua. Apre il coperchio bucato di un vascone di cemento sprofondato nel terreno. Là sotto, nell’acqua, ci sono sei tartarughe enormi, agitano le mascelle rostrate spalancando voracissime fauci, capaci di esercitare una forza di 70 chili per centimetro quadrato, molto di più di un coccodrillo o un leone. «Qui dentro ci sono 8 azzannatrici e 2 alligatore. La più vecchia ha 30 anni e pesa già 60 chili. Sono animali interessanti ma non da tenere nell’acquario di casa. C’è chi le compra e poi, quando diventano troppo grandi e aggressive e quindi ingestibili, le abbandona. Una l’hanno trovata, anni fa, perfino nella tenuta di San Rossore, quella del presidente della Repubblica, dove ha divorato in un colpo solo la testa di un cavallo che ignaro brucava vicino a un corso d’acqua». Queste tartarughe aggressive sono tutelate da convenzioni internazionali (Washington e Berna) e rientrano nella classificazione degli animali pericolosi che per essere detenuti hanno bisogno di permessi speciali della Prefettura. E’ evidente che il loro habitat naturale non è in Europa, ma nelle Americhe.

E’ vero che, quando vengono catturate ed esportate clandestinamente, si adattano? «Gli abbandoni—conferma Nicoletti— ci sono sempre stati. C’erano meno chiamate di soccorso dieci anni fa. Oggi ci conoscono, ci sono più collegamenti, più sinergia e ci sono più interventi. Ci hanno convocato anche quando dovevano costruire l’Ikea a Padova. L’area era infestata dai conigli selvatici. Ne abbiamo catturati quasi 200, tutti vivi. Poi li abbiamo dati in affido ad allevatori di fiducia. Ma abbiamo catturato anche un’iguana di un metro e mezzo e tanti serpenti. Qui, nel mio centro di raccolta e custodia, ho avuto alcuni anni fa anche la visita dell’attuale governatore del Veneto Luca Zaia, che si è rivelato un appassionato di questo strano mondo esotico. Un mondo del quale spesso poco o nulla si sa. Eccezion fatta per gli addetti ai lavori».

Ci siamo persi la tartaruga alligatore? «No, è sempre nella fossa con le altre tartarughe-killer. L’alligatore ha sulla lingua un’antenna simile a quella della rana pescatrice, cioè la comune coda di rospo. Questa tartaruga, acquatica, spalanca le poderose fauci e lascia fluttuare l’antenna alla sommità della quale c’è un ingrossamento di colore rossastro che sembra un verme. In realtà è un’esca. Qualunque animale s’avvicini, allettato dal pensiero di un buon boccone, diventa un boccone lui stesso, un pasto o un antipasto della Macroclemis temminki. E’ questo il nome scientifico della alligatore».

Nel giardino sembrano esserci tracce di altre presenze. «Qui ci sono delle rarità assolute, ma anche delle curiosità».

Per esempio? «C’è una Amyda Cartilaginea, una tartaruga asiatica dal guscio molle, ma mi hanno portato anche un maialino vietnamita da compagnia, tartarughe dallo zoo di Bergamo, altre dal Centro Carapax della Toscana».

E, fresca fresca, arriva la segnalazione che ci sono due Moluri di quattro metri ciascuno da andare a prendere a Bologna. Moluri? «Pitoni asiatici, nome scientifico Python Molurus Bivittatus. Saranno ospitati a Bibione».

A parte i due «Bivittatus», tutte queste tartarughe mangeranno qualcosa? «Ci sono quelle che mangiano solo pesce, le vegetariane che vogliono solo verdura, quelle che mangiano esclusivamente frutta e quelle che azzannano ogni cosa si muova».

Una bella spesa al supermercato. «Non diciamolo, noi speriamo sempre in aiuti e oggettivamente li abbiamo anche. Se questo è il pianeta vivente perché non nutrire tutte le sue creature? E’ l’unico luogo che abbiamo, dobbiamo custodirlo totalmente finché possiamo. Tartarughe azzannatrici comprese».

Fausto Pajar
23 marzo 2011