DOLOMITI, TERRA LADINA

Tratto da "Corriere del Veneto" del 15 Dicembre

STAPPATA LA BOTTIGLIA IL TAPPO DI SUGHERO SERVE ANCORA

Tratto da "TasteVin" Ottobre/Novembre 2009

I tappi di sughero non vanno buttati via. Possono essere riutilizzati in varie maniere. Con lo slogan "Tappo a chi?" il Consorzio nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclo dei rifiuti di imballaggio di legno "Rilegno", ha promosso l'attività di raccolta e recupero dei tappi di sughero che sigillano bottiglie di vino, barattoli e contenitori di ogni genere. L'origine del progetto, di carattere squisitamente ecologico, trova la sua origine in esperienze innovative e pilota messe in atto negli anni scorsi durante il Vinitaly alla Fiera di Verona e si sviluppato con interesse crescente in cinque regioni italiane comprendenti il Piemonte, la Lombardia, il Trentino-Sudtirolo, il Veneto e l'Emilia Romagna in collaborazione con il Movimento Turismo del vino e c'è ormai la certezza che il progetto si estenderà, per tappe successive, a tutte le regioni d'Italia. L'interese riservato all'iniziativa - che ha preso ufficialmente il via il 31 maggio scorso durante la giornata di "Cantine aperte" con la partecipazione di oltre 300 aziende aderenti al progetto di "Rilegno" - potrà avere una prima verifica concreta in occasione di "San Martino in cantina", evento che avrà luogo il 15 novembre prossimo. Le cantine aderenti sono ben individuabii perché espongono la locandina di partecipazione, un sacco di juta per la raccolta dei tappi e un adesivo che indica la partecipazione all'eco-progetto "Tappo a chi?". Fausto Crema, presidente di "Rilegno", ha spiegato che "L'iniziativa 'Tappo a chi?' è aperta a tutti (cantine, enoteche, ristoratori, onlus e associazioni di volontariato) ed ha una vocazione sociale". I proventi ricavati dalla raccolta di tappi di sughero verranno infatti devoluti per il finanziamento di iniziatie di carattere sociale in dividuate in collaborazione con i partner del progetto, differenziati per territorio."Il sughero - commenta ancora Fausto Crema - è un materiale prezioso, riciclabile al 100%. Il Consorzio 'Rilegno' , che ha attivato un sistema in grado di avviare al riciclo oltre 1600 tonnellate di rifiuti di legno ogni anno, si è posto l'obietivo di avviare al riciclo anche le circa 5000 tonnellate di sughero circolanti in Italia attualmente: il sughero recuperato dai tappi e debitamente trasfomato dall'industria del riciclo può infatti diventare materiale per panneli fonoassorbenti, pannelli termoisolanti, componenti per calzature come tacchi e solette".Il sughero - come ben si sa - è una sorta di corteccia protettiva della 'Quercus suber L.' una pianta diffusa nel Mediterraneo centrale e occidentale (Italia, Marocco, Algeria, Tunisia, Portogallo, Spagna, Francia del Sud). In Italia cresce prevalentemente in Sardegna, ma anche in Sicilia e Toscana. Attualmente su 36 mila kilometri di sugherete del Mediteraneo, circa 20mila vengono sfruttate economicamente con l'estrazione di 300mila tonnelate di sughero all'anno di cui circa 15mila in Italia (12mila solo in Sardegna). Il sughero si ottiene decorticando la pianta una volta ogni dieci anni incidendo con un'accetta speciale la corteccia in corrispondenza della prima biforcazione dei rami e aprendola fino al piede con un taglio longitudinale. il primo raccolto può essere eseguito soltanto quando la pianta raggiunge la circonferenza di 60 centimetri a petto d'uomo. Dopo la stagionatura, che dura mesi, il sughero può essere lavorato e per le sue ottime caratteristiche isolanti viene utilizzato nella produzione dei tappi per vini di qualità, nell'edilizia, nell'isolamento acustico, ma anche nella creazione di oggetti artistici e di calzature. L'industria dei tappi di sughero per vini di pregio costituisce oggi il 60-70% del mercato mondiale del sughero, corrispondente a circa 15-20 miliardi di tappi all'anno, la metà dei quali in sughero pregiato monopezzo per vini di qualità e l'altra metà in agglomerati per vin di media qualità.Chi azzarda previsioni sostiene che l'iniziativa di "Rilegno" si avvia a un successo notevole. Il 15 novembre avremo i dati definitivi.

Fausto Pajar

Tratto da "Vita Trentina" 6 Dicembre 2009










"Le dolomiti sono diventate terra di conquista"


Tratto da "Corriere della Sera - Corriere del Veneto" del 24 novembre 2009

INTERVISTA A TONE VALERUZ


di Fausto Pajar

Lo scalatore Tone Valeruz è nato e cresciuto in val di Fassa. Le sue imprese alpinistiche e sciistiche estreme (la discesa con gli sci dalle cime più affascinanti della terra) sono ben note a tutti gi appassionati della montagna. A lui abbiamo chiesto di commentare, da ladino di Fassa, l'inserimento delle Dolomiti nell'elenco del patrimonio dell'umanità dell'Unesco, di raccontare speranze e attese, pericoli e timori, di suggerire anche percorsi possibili per la valorizzazione e la conservazione delle Dolomiti. In sostanza di parlare della sua terra.


Che cosa rappresentano per lei le Dolomiti?"Per me le Dolomiti sono prima di tutto montagne uniche come conformazione geologica e spettacolarità scenografica e fotografica, ma non sono certo le uniche montagne al mondo. Bisogna considerare che le Dolomiti, contrariamente a tante altre montagne sono abitate da millenni e di conseguenza fino a poco tempo fa erano viste dai tribali del posto come qualcosa di freddo, inospitale e pericoloso". Di certo vivere in montagna, soprattutto in passato, non è mai stato facile?"Sì certo. E' un dato di fatto storico.Ma non mi voglio riferire soltanto alle condizioni ambientali, alle difficoltà umane. Mi riferisco in particolare ai contenuti culturali derivanti. Non a caso, per queste ragioni di difficoltà oggettiva, in queste terre, tra questa mia gente, tra queste popolazioni, sono nate nel tempo favole e leggende di vario tipo. Alcune anche poco piacevoli perché parlano di un mondo popolato da orchi e da streghe, gentaglia immaginaria o forse no, comunque non proprio raccomandabile. Poi con l'avvento dell'alpismo e poi del turismo le ose sono cambiate in maniera non sempre positiva soprattutto per la gestione del territorio". In che modo sono avvenuti i camiamenti e da he cosa sono stati indotti?"Diciamo che anche noi tribali sentendo il profumo dei soldi (ma vale per quasi tutti) perdiamo inesorabilmente le nobili ragioni dei nostri antenati. Noi sopratttutto siamo riusciti a trasformare le Dolomiti in terre di conquista. Tutto dipende molo da come il dolomitante, quello vero, intende vivere all'ombra di queste montagne, in generale. Ormai non esiste più una grande differenza tra noi tribali e un qalsiasi turista che viene qui qualche giorno a soggiornare. Io credo che le Dolomiti per chi è nato e vive qui costituiscano una questione di valori prima di tutto interiori. Se una persona, fin dalla nascita, non possiede dentro questi valori, difficilmente è propenso a rispettare nei minimi particolari l'ambiene che lo circonda". C'è stato un uso improprio del territorio?"Direi di più. Ormai di esempi di questo genere nelle Dlomiti non si contano più. La mia valle è la val di Fassa e non esito ad affermare che questa valle è ormai un vero e proprio colabrodo dal punto di vista edilizio: le seconde e le terze case non si contano più. C'è addirittura chi si vanta di aver costruito e poi venduto più di cinquecento appartamenti. Per me queste persone, contrariamente a quanto pensa la maggior parte della gente hanno arrecato un danno terrificante soprattutto alle nostre future generazioni. Noi dolomitici, tradendo di fatto quell'immenso sentimento che i nostri avi dichiaravano tutto quello che li circondava, non abbiamo venduto, ma svenduto e molti ormai si ritrovano con un pugno di mosche in mano. In questa epoca moderna è possibile vivere le Dolomiti assaporandone l'aroma più puro solo ad un prezzo, quello della misantropia o dell'emarginazione". Essere Patrimonio Unesco dovrebbe avere un significato profondo per la promozione culturale, materiale e ambientale. Cosa si aspetta sotto questi profili. Ritiene che saranno motori della promozione umana o solo economica?"Patrimonio Unesco. Vorrei dire 'si salvi chi può'. Infatti vorrei sapere perché il tutto si è trasformato in una disputa politica e in spartizioni di poltrone. Personalmente, fino ad adesso si è quasi solo parlato di dove organizzare gli uffici di competenza, di chi in questi uffici andrà a lavorare e di chi li dovrà dirigere. Naturalmente non si è parlato della cosa che sta più a cuore: gli stipendi. A me pare he si sia ormai orientati verso altre forme di sfruttamento del territorio in una quasi orgia collettiva con gli occhi semichiusi, dove le parole sono per lo più positive ma le intenzioni e soprattutto i pensieri potrebbero lasciare molto a desiderare, perché da quando mondo è mondo ognuno coltiva il proprio orto e invidia quello accanto. Quanto poi alla promozione umana ci andrei cauto. Basta pensare che tuttora i nostri giovani tribali da questo punto di vista lascian molto a desiderare. Di conseguenza spero che con le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità si pensi molto a quei vuoti che quotidianamente accompagnano la gioventù dolomitica. La gestione del territorio, quello non interessato al turismo di massa, possiamo dire che va molto bene. Ci sono ancora degli spazi dove l'Unescoe le varie regole servono meno di niente. Chiedetelo a un camoscio. In sostanza qui il problema solo l'essere umano che ha bisogno di sempre più spazio. Per quanto riguarda poi l'aspetto economico basta venire sulle Dolomiti e guardare in basso da una quota di duemila metri per capire quanto, appunto, l'economia abbia di granlunga prevalso sul rispetto dell'ambiente". In conclusione, lei, da ladino, cosa direbbe a coloro che ora devono decidere sulla Fondazione Unesco per le Dolomiti e quindi sulla gestione del territorio dolomitico stesso?"Io, ladino di Fassa, che cosa posso dire? Dipende da quali persone decidono il nostro futuro: ma il nostro futuro di esseri umani o il nostro futuro perché abitanti di un certo luogo? Ho come la sensazione che in giro con la scusa delle Dolomiti patrimonio Unesco ci siano delle persone e non solo dei politici, convinte di stare al di sopradelle parti e di essere le uniche con un po' di cervello capaci di capire, come, dove e perché. In poche parole la solita speculazione dove noi semplici abitanti delle Dolomiti ci sentiamo messi da parte se non addirittura ci rendiamo conto di come si può servire a qualcuno per qualche voto. E poi nelle tache della gente non arriva nulla o quasi".


Fausto Pajar