Le scomode tracce dei Santi Montanari

Tratto da "Il Gazzettino" del 21 Luglio 2008

di Sergio Frigo


Quante volte vi sarà capitato di incontrare, lungo un appartato sentiero montano o in qualche polverosa stradina di campagna, un capitello, un'edicola, una chiesetta dimenticata, e di chiedervi a chi appartiene quell'immagine sbiadita, a cui una mano ignota ha dedicato un mazzo di fiori di campo? Poi si torna al frastuono quotidiano, e ci si dimentica di quel momento di riflessione.
In quei luoghi, dove il tempo sembra essersi fermato, ha sostato a lungo Fausto Pajar, giornalista del Gazzettino e autore di molti libri sugli animali e la natura delle nostre parti: solo che da buon cronista, dopo essersi posto la domanda ha voluto anche andare a vedere la risposta. Ne è nato un libro di poco più di 130 pagine, ma denso di notizie curiose e di umori genuini, dal titolo "Santi montanari" (Ed. Biblioteca dell'Immagine, 12). I protagonisti hanno nomi sconosciuti ai più, ma storie che meritavano di uscire dall'oblio: e Pajar lo fa con mano felice, coniugando una forte adesione spirituale ad un linguaggio che non disdegna l'ironia.
Il filo rosso che unisce la ventina di santi qui raccontati, è di aver vissuto per un periodo più o meno lungo della loro vita in luoghi alti e aspri, spesso in qualche eremo, dove ritemprare lo spirito mortificando il corpo. Molti di loro finirono martiri, come San Giorgio, la cui fama accomuna diversi popoli, ed è onorato persino dai musulmani, nonostante - sottolina l'autore - la Chiesa lo abbia declassato a "memoria facoltativa". Altri sono affiancati nella memoria popolare a qualche animale: come quell'Antonio Abate tradizionalmente accompagnato dal "porsel", nelle immagini affisse alle porte delle stalle, in quanto protettore degli animali domestici; o come San Bernardo, patrono degli alpinisti, le cui gesta dividono le pagine con quelle eroiche dei suoi omonimi cani con la botticella di cordiale. Altri ancora sono ben vivi nella devozione popolare perchè associati a qualche prerogativa benefica, come San Biagio, vescovo, martire e protettore della gola.
Ma di molti di loro, lo confessiamo, ignoravamo le gesta: come Giustino, patrono dei filosofi (e solo Dio sa quanto ne hanno bisogno, di questi tempi) grazie alle proverbiali doti dialettiche messe in mostra davanti al prefetto romano Rustico, nel 166; come il fiorentino Giovanni Gualberto, patrono delle guardie forestali, Maurizio di Agaune, del Vallese, patrono degli alpini, o Norburga di Eben, "sindacalista" dei campi. Fra le storie più poetiche c'è quella di Benigno e Caro, di Malcesine, che a forza di preghiere facevano crescere rape enormi in una notte. Ma non tutti erano già in partenza degli... stinchi di santo. San Gallo, ad esempio, aveva la passione di bruciare i templi pagani e di gettare le offerte nel lago; Orso d'Aosta, addirittura, oltre che re di Dalmazia era stato parricida, uxoricida e assassino del figlio, prima di pentirsi e redimersi. Ma la grazia divina, come sa chi crede, a volte sceglie le vie più accidentate. Come quelle che bisogna battere per ritrovare le tracce di questi santi montanari.
S.F.

1 commento:

Mauro Dott. Roni - Financial Advisor ha detto...

buongiorno signor pajar, non la conoscevo però mercoledi ho acquistato il suo "santi montanari" che ho poi iniziato a leggere ed apprezzare...vuol sapere cosa mi ha attirato del suo libro? beh la foto del camino in mezzo alla neve....spero che passerà a dar un occhiata al mio blog....io tornerò a raccontarle cosa ho tratto dal suo libro... arrivederci