TasteVin Febbraio/Marzo 2010

CAPANNELLE, LA CANTINA PERSONALE DI "MISTER ORIENT EXPRESS"






Prosit, mister Sherwood!
Stappare oggi una bottiglia di Capannelle, quello stesso vino presentato sull'Orient Express nell'atmosfera Bella Epoque voluta da Helmut Koecher per presentare Merano WineFestival, è stato un rito di gratificante lussuria per la gola e per l'anima e mi ha spinto a cercare padre e madre di cotanto vino di nobilissima terra senese di Gaiole in Chianti. A cercare, cioè là dove le colline parlano Sangiovese aulico e risvegliano memorie di religiosità medioevale nel non lontano monastero di Monte Oliveto, affrescato con mani mirabili dal Sodoma e invaso, nella grande basilica, dal diffondersi del canto del salmista dalle bocche di 35 venerabili frati che pur essi, oltre che all'anima, si dedicano alla coltivazione della vite proprio vicino a quella terra di San Giovanni d'Asso che è miniera di tartufi e rifugio di branchi di lupi appenninici. Là, là, poco lontano da questo serbatoio speciale di delizie spirituali, culturali e naturalistiche, proprio sulle colline di Gaiole, sta l'azienda agricola Capannelle, che sarebbe poi il buen ritiro con cantina personale di quel mister Sherwood al quale ho brindato all'inizio per riconoscergli merito eccelso di vigniaiuolo dai mille interessi. Lui, americano di Pennsiylvania che di nome fa James B. ,classe 1933, con laurea in economia a Yale e residenza british, è ben noto al pubblico italiano per le sue performance di capitano d'industria. Che dico capitano, di generale del mondo degli affari partito nel 1965 con l'idea dei trasporti marittimi e appena centomila dollari per fondare, con sede alle Bermuda, la società Sea Containers che solca i mari portando a destinazione quei grandi scatoloni metallici che sono fondamento della logistica razionale e veloce. Ma forse, ai non addetti ai lavori, lui è più noto per essere quello che ha rimesso sui binari l'Orient Express, il mitico treno che agli inizi dell'altro secolo trasportava da Parigi, nel cuore dell'Europa, a Istanbul, sul Bosforo, alle soglie del misterioso Oriente, dame e cavalieri di gran censo in carrozze di sofisticata bellezza per il design, per lo stile e per il servizio di bordo equiparato a quello di un hotel di lusso. Le carrozze originali di quel mitico treno era andato a cercarsele, una a una, dove il destino le aveva relegate per divenire una volta ristorante, una volta abitazione, insomma dove il destino le aveva condannate all'immobilità. Loro - le carrozze dico - avevano infatti sempre ruote ben solide di ferro e vocazione per correre ancora il mondo come l'avevano corso per decenni da un capo all'altro dell'Europa allora ancora solidamente in mano alle grandi monarchie continentali. Le prime due le aveva comprate all'asta nel 1977 da Sotheby's a Montecarlo e poi, con mirati interventi finanziari ne aveva acquisito una qua e una là, mettendo assieme 35 vagoni e le carrozze ristorante. Oggi quel treno antico e modernissimo pieno di fascino e nel target del lusso più elegante e di charme si chiama "Vsoe", acronimo di "Venice-Simplon Orient Express", in servizio da marzo a novembre sulla linea Venezia-Londra. Ma se al giro d'affari dell'infaticabile pennsylvano si andavano aggiungendo gioielli strepitosi come gli alberghi Cipriani a Venezia, Splendido a Portofino, Villa San Michele a Firenze, Caruso a Ravello (solo per restare in Italia, perché molti altri ne possiede in comproprietà con i figli, in giro per il mondo) l'innamoramento per il vino italiano è stato colpo di fulmine a Gaiole, dove s'è scelto il vigneto personale ("Guarda il calor del sol che si fa vino giunto all'umor che dalla vite cola" dice Dante) per condividere le delizie del Chianti e del suo vino inimitabile con amici e anche con tutti coloro che desiderano accedere all'eleganza del gusto e al piacere della bevanda sacra di Noè. Così con l'enologo Simone Monciatti e il responsabile marketing Manuele Verdelli, ha dato alla luce vini pregiati come Capannelle, come 50&50 e Solare che se possono ben essere descritti dai sommeliers con precisione scientifica, anche il degustatore semianalfabeta percepisce appieno pur senza le parole dotte. Da 16 ettari di vigneto collinare arrivano sulle tavole 70mila bottiglie delle varie etichette, elevate in botte o in barrique. E' intuibile, a questo punto, che Capannelle s'inserisce nella fascia più alta del mercato e nobilita le cantine di ristoranti e hotel di grande prestigio in tutto il mondo. L'obiettivo della sublime qualità è stato raggiunto attraverso passaggi meticolosi e curati con la selezione attenta dei cloni, moderne metodologie di coltivazione, bassa produttività, tecnologie d'avanguardia in cantina, cura dei dettagli. Alla vocazione all'eccellenza s'unisce l'attenzione per gli amici, i clienti. Infatti, un caveau blindato custodisce 8000 bottiglie per i più esigenti che accantonano in cantina la produzione scelta per il proprio ristorante o la propria mensa privata, perché "il vino - come affermava Renault - è la parte più intellettuale del pranzo". E appunto per distinguere gli intellettuali più raffinati la retroetichetta di ogni bottiglia può anche essere personalizzata, come a dire che quella scelta è meditata e voluta. Un blasone d'antica memoria in un vino contemporaneo d'ineguagliabile spendore.
Prosit, mister Sherwood!

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