"Le dolomiti sono diventate terra di conquista"


Tratto da "Corriere della Sera - Corriere del Veneto" del 24 novembre 2009

INTERVISTA A TONE VALERUZ


di Fausto Pajar

Lo scalatore Tone Valeruz è nato e cresciuto in val di Fassa. Le sue imprese alpinistiche e sciistiche estreme (la discesa con gli sci dalle cime più affascinanti della terra) sono ben note a tutti gi appassionati della montagna. A lui abbiamo chiesto di commentare, da ladino di Fassa, l'inserimento delle Dolomiti nell'elenco del patrimonio dell'umanità dell'Unesco, di raccontare speranze e attese, pericoli e timori, di suggerire anche percorsi possibili per la valorizzazione e la conservazione delle Dolomiti. In sostanza di parlare della sua terra.


Che cosa rappresentano per lei le Dolomiti?"Per me le Dolomiti sono prima di tutto montagne uniche come conformazione geologica e spettacolarità scenografica e fotografica, ma non sono certo le uniche montagne al mondo. Bisogna considerare che le Dolomiti, contrariamente a tante altre montagne sono abitate da millenni e di conseguenza fino a poco tempo fa erano viste dai tribali del posto come qualcosa di freddo, inospitale e pericoloso". Di certo vivere in montagna, soprattutto in passato, non è mai stato facile?"Sì certo. E' un dato di fatto storico.Ma non mi voglio riferire soltanto alle condizioni ambientali, alle difficoltà umane. Mi riferisco in particolare ai contenuti culturali derivanti. Non a caso, per queste ragioni di difficoltà oggettiva, in queste terre, tra questa mia gente, tra queste popolazioni, sono nate nel tempo favole e leggende di vario tipo. Alcune anche poco piacevoli perché parlano di un mondo popolato da orchi e da streghe, gentaglia immaginaria o forse no, comunque non proprio raccomandabile. Poi con l'avvento dell'alpismo e poi del turismo le ose sono cambiate in maniera non sempre positiva soprattutto per la gestione del territorio". In che modo sono avvenuti i camiamenti e da he cosa sono stati indotti?"Diciamo che anche noi tribali sentendo il profumo dei soldi (ma vale per quasi tutti) perdiamo inesorabilmente le nobili ragioni dei nostri antenati. Noi sopratttutto siamo riusciti a trasformare le Dolomiti in terre di conquista. Tutto dipende molo da come il dolomitante, quello vero, intende vivere all'ombra di queste montagne, in generale. Ormai non esiste più una grande differenza tra noi tribali e un qalsiasi turista che viene qui qualche giorno a soggiornare. Io credo che le Dolomiti per chi è nato e vive qui costituiscano una questione di valori prima di tutto interiori. Se una persona, fin dalla nascita, non possiede dentro questi valori, difficilmente è propenso a rispettare nei minimi particolari l'ambiene che lo circonda". C'è stato un uso improprio del territorio?"Direi di più. Ormai di esempi di questo genere nelle Dlomiti non si contano più. La mia valle è la val di Fassa e non esito ad affermare che questa valle è ormai un vero e proprio colabrodo dal punto di vista edilizio: le seconde e le terze case non si contano più. C'è addirittura chi si vanta di aver costruito e poi venduto più di cinquecento appartamenti. Per me queste persone, contrariamente a quanto pensa la maggior parte della gente hanno arrecato un danno terrificante soprattutto alle nostre future generazioni. Noi dolomitici, tradendo di fatto quell'immenso sentimento che i nostri avi dichiaravano tutto quello che li circondava, non abbiamo venduto, ma svenduto e molti ormai si ritrovano con un pugno di mosche in mano. In questa epoca moderna è possibile vivere le Dolomiti assaporandone l'aroma più puro solo ad un prezzo, quello della misantropia o dell'emarginazione". Essere Patrimonio Unesco dovrebbe avere un significato profondo per la promozione culturale, materiale e ambientale. Cosa si aspetta sotto questi profili. Ritiene che saranno motori della promozione umana o solo economica?"Patrimonio Unesco. Vorrei dire 'si salvi chi può'. Infatti vorrei sapere perché il tutto si è trasformato in una disputa politica e in spartizioni di poltrone. Personalmente, fino ad adesso si è quasi solo parlato di dove organizzare gli uffici di competenza, di chi in questi uffici andrà a lavorare e di chi li dovrà dirigere. Naturalmente non si è parlato della cosa che sta più a cuore: gli stipendi. A me pare he si sia ormai orientati verso altre forme di sfruttamento del territorio in una quasi orgia collettiva con gli occhi semichiusi, dove le parole sono per lo più positive ma le intenzioni e soprattutto i pensieri potrebbero lasciare molto a desiderare, perché da quando mondo è mondo ognuno coltiva il proprio orto e invidia quello accanto. Quanto poi alla promozione umana ci andrei cauto. Basta pensare che tuttora i nostri giovani tribali da questo punto di vista lascian molto a desiderare. Di conseguenza spero che con le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità si pensi molto a quei vuoti che quotidianamente accompagnano la gioventù dolomitica. La gestione del territorio, quello non interessato al turismo di massa, possiamo dire che va molto bene. Ci sono ancora degli spazi dove l'Unescoe le varie regole servono meno di niente. Chiedetelo a un camoscio. In sostanza qui il problema solo l'essere umano che ha bisogno di sempre più spazio. Per quanto riguarda poi l'aspetto economico basta venire sulle Dolomiti e guardare in basso da una quota di duemila metri per capire quanto, appunto, l'economia abbia di granlunga prevalso sul rispetto dell'ambiente". In conclusione, lei, da ladino, cosa direbbe a coloro che ora devono decidere sulla Fondazione Unesco per le Dolomiti e quindi sulla gestione del territorio dolomitico stesso?"Io, ladino di Fassa, che cosa posso dire? Dipende da quali persone decidono il nostro futuro: ma il nostro futuro di esseri umani o il nostro futuro perché abitanti di un certo luogo? Ho come la sensazione che in giro con la scusa delle Dolomiti patrimonio Unesco ci siano delle persone e non solo dei politici, convinte di stare al di sopradelle parti e di essere le uniche con un po' di cervello capaci di capire, come, dove e perché. In poche parole la solita speculazione dove noi semplici abitanti delle Dolomiti ci sentiamo messi da parte se non addirittura ci rendiamo conto di come si può servire a qualcuno per qualche voto. E poi nelle tache della gente non arriva nulla o quasi".


Fausto Pajar



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